14/05/22 - Non ci sono parole per la violenza scatenata dalla polizia israeliana

E’ assurdo! Non ci sono parole per la violenza scatenata dalla polizia israeliana che ha attaccato il corteo funebre che trasportava il feretro della giornalista palestino-americana Shireen Abu Aklen, uccisa l’11 maggio durante un’operazione delle forze israeliane nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Non c’è rispetto neanche per i morti.

Centinaia di persone si erano raccolte fuori dall’ospedale di Gerusalemme Est per accompagnare la bara verso la Chiesa (Shireen Abu Aklen era cattolica) per la celebrazione del funerale, cantando e sventolando la bandiera palestinese, (di cui Israele vieta l’esposizione in pubblico). Manganellate, calci e granate stordenti non hanno alcuna giustificazione.

La reazione della politica nostrana è stata soft, sembra che ci sia una certo timore a dire che i militari fossero israeliani e che tali gesti devono essere condannati.

In questo periodo storico con la guerra in Ucraina che sta vivendo una escalation, le tensioni internazionali che crescono a causa dei Paesi scandinavi in procinto di entrare nella Nato, la stretta della Cina su Taiwan , le sanzioni internazionali incrociate e la preoccupante formazione di nuovi blocchi contrapposti tra mondo occidentale e mondo orientale, il riaccendersi delle violenze (che non sono mai finite) in Palestina ci deve fare riflettere su come ogni popolo abbia l’obbligo morale di chiedere a gran voce ai propri governanti che occorre favorire un clima di distensione, di dialogo di diplomazia e di pace, prima che tutto scappi di mano e sia troppo tardi per fermarsi.

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Pubblicato il: 16/05/2022 - 11:26:3


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