"Il percorso di riconversione è fondamentale tanto quanto la salvaguardia dei livelli occupazionali, ecco perché il tavolo ministeriale, oltre a definire le tempistiche per la chiusura dell’impianto a caldo, dovrà dare risposte in merito al futuro dei lavoratori".
Queste parole, che io condivido perfettamente, sono del presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Fedriga, per quanto riguarda il siderurgico che c’è a Trieste, in cui hanno fatto veramente una grandissima azione, perché? Per un semplice motivo, perché quell’impianto, che è dieci volte più piccolo dell’Ilva di Taranto, crea dei problemi nella salute della popolazione e nell’ambiente, per cui prevedono la chiusura dell’area a caldo, e mi sembra una cosa sacrosanta. Così come, tra il 1999 e il 2005, ha chiuso l’area a caldo a Genova, dieci volte più piccola di quella di Taranto, perché? Perché creava eventi di malattia nella popolazione, e quindi, anche lì, siamo pienamente d’accordo.
Allora, mi chiedo per quale motivo a Trieste, a Genova, al Nord, la chiusura dell’area a caldo con impianti molto più piccoli, quindi meno inquinanti, è possibile, perché crea eventi di malattia, e invece, a Taranto, nel Sud, i cittadini devono essere soggetti a eventi di malattia e morte per un’industria.
E, allora, signori, perché sennò parliamo di razzismo ambientale, e non è concepibile! Quest’Aula, così come al Senato, questa maggioranza, come anche quella di prima, hanno fatto qualcosa di meraviglioso: togliere un’immunità penale a un’azienda – straniera, tra l’altro – che adesso è uguale a tutte le altre in tutta Italia. Non c’è immunità penale. Ci sono tutele legali, dovute ovviamente all’AIA, al modello n. 231 del 2001, a tutte quelle che sono le garanzie, che se vengono rispettati i patti e i piani non c’è nessun problema. E allora, allora, perché incaponirsi e darla a un’azienda, che, ricordiamolo, è sotto sequestro perché produce eventi di malattia e morte soprattutto in età pediatrica a Taranto? A Taranto non è possibile più andare avanti in questo senso, assolutamente.
Abbiamo questa situazione, che non è accettabile. Noi parliamo continuamente con i lavoratori, e allora cosa è successo? Andatevi a leggere le memorie depositate al Senato: la regione Puglia, il presidente della regione Puglia, contrario all’immunità all’Ilva; la procura di Taranto, contraria all’immunità all’Ilva; il sindaco di Taranto, contrario all’immunità all’Ilva; il sindacato USB, 1.300 lavoratori Ilva, contrario all’immunità Ilva.
E non ho capito per quale motivo chi non vive a Taranto ci deve venire a imporre un’immunità a una fabbrica che ci ammazza! “Signori onorevoli” è un appellativo che ci dobbiamo meritare, e noi l’abbiamo fatto, questa maggioranza l’ha fatto, togliendo un qualcosa che è contro il principio costituzionale che la legge è uguale per tutti e nessuno deve esserne al di sopra.
E, allora, dobbiamo essere maturi, affrontiamo il problema con maturità: c’è un problema di inquinamento, c’è un problema occupazionale, dobbiamo affrontarlo insieme, ma non dobbiamo assolutamente dare a un privato straniero la possibilità di ricattare lo Stato italiano.
Lo Stato italiano non si ricatta! Non si ricatta! Se qualcuno vuole essere ricattato, per cortesia, non faccia più parte di questo Parlamento. Taranto libera!!
C'è anche il video, buona visione!
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