La gestione dello stabilimento siderurgico di Taranto in capo ad Arcelor Mittal è carente sotto numerosi punti, dalla scarsa sicurezza sul lavoro palesata dalla mancata manutenzione di alcuni impianti si passa all’inadempienza rispetto alle prescrizioni ambientali previste dal Piano ambientale del 2017.
Mittal è in ritardo su alcune misure fondamentali, quali la chiusura dei nastri trasportatori e gli interventi di realizzazione degli impianti di trattamento dei reflui di cokeria e degli altiforni.
Ma l’aspetto ancor più irragionevole che voglio sottolineare è che il gestore franco indiano non solo è rimasto indietro rispetto all’esecuzione delle prescrizioni ambientali ma è manchevole davanti all’esigenza di approfondimento documentale sui cantieri che devono essere aperti e/o conclusi entro il termine di quest’anno, nonché sulla presentazione dello stato di avanzamento delle attività previste nei cronoprogrammi.
Un esempio su tutti, i commissari straordinari sono ancora in attesa di ricevere dal gestore dell’ex Ilva di Taranto i documenti indispensabili alla valutazione delle istanze di proroga, e in particolare le istanze relative agli interventi sulle batterie 7-8 e alle prescrizioni UP2 e UP3, con scadenza al 31 dicembre 2020. Su questo atteggiamento a dir poco sprezzante nei confronti dello Stato, dei lavoratori e dei cittadini di Taranto, ho deciso di presentare una nuova interrogazione parlamentare al ministero dell’Ambiente affinché possa intervenire.
Infine auspico che i soggetti preposti a intervenire in conferenza dei servizi sulla richiesta di nuove proroghe, ossia Comune, Provincia di Taranto e Regione Puglia, si oppongano alla proroga non soltanto con atti politici ma soprattutto con pareri tecnici fondati nel merito, poiché la legge considera le risposte non tecniche o le mancate risposte come ‘assenso’ alla richiesta di proroghe.
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